mercoledì 1 giugno 2011

E se mamma e papà si separano?

Nessun rapporto finisce di punto in bianco e nessun matrimonio soddisfacente finisce con un divorzio.
Di solito, la decisione di separarsi è conseguente ad uno periodo prolungato di profonda insoddisfazione: non si riesce più a stare bene insieme, si hanno valori e obiettivi diversi e inconciliabili, non si fa che litigare oppure al contrario, nella coppia regna la distanza emotiva e la mancanza di comunicazione.
Ma persino quando il rapporto è ormai compromesso, la scintilla si è spenta da anni  e la fiducia reciproca è incrinata, dirsi addio può essere tremendamente difficile.
Persino quando il matrimonio è stato estremamente deludente e i due coniugi sono arrivati al punto di odiarsi, difficilmente la separazione viene vissuta come una liberazione.
La dissoluzione del legame matrimoniale non costituisce  solo la fine di una storia d'amore importante ma anche di tutto quello che un matrimonio rappresenta a livello psicologico.
É la fine di un progetto di vita in cui si era creduto e scommesso, dei sogni per il futuro, di una relazione che si sperava sarebbe durata per sempre.
La fine di una relazione è processo doloroso  anche per chi prende la decisione di lasciare, ma per chi viene lasciato lo è molto di più.
Infatti, il partner che decide di interrompere la relazione, pur essendo costretto a sopportare il peso della responsabilità della  decisione e dovendo fare i conti con il dubbio di aver fatto la scelta giusta e con i sensi di colpa, è quello che se la cava meglio perché è il meno coinvolto emotivamente.
Chi viene lasciato vive, invece, una dolorosa esperienza di abbandono e di rifiuto che può intaccare in modo molto profondo l'autostima e la fiducia nell'amore e nel futuro.
Il coniuge che " subisce" il divorzio soffre molto più a lungo e molto più intensamente, ma se riesce a superare questa esperienza così devastante, esce dalla separazione con Io più forte e con una rinnovata  consapevolezza delle proprie capacità e delle possibilità che la vita può offrire.
Il divorzio è una delle esperienze più dolorose e devastanti che l'essere umano può sperimentare dopo la morte di una persona cara, l'invalidità permanente e una grave malattia.
Accettare la separazione dalla persona amata richiede tempo e un processo psicologico complesso; le fasi che una persona si trova ad affrontare sono quelle dell'elaborazione di un lutto.

TRA MAMMA E PAPà: I FIGLI
I bambini, anche i più piccoli, capiscono le conseguenze emozionali di una separazione, molto di più di quanto gli adulti credano.
La possibilità di metabolizzare un'esperienza come la separazione dei genitori per un figlio appare strettamente correlata sia all'età, ovvero alla capacità di elaborazione del minore, sia al grado di conflittualità, più o meno elevata, che può caratterizzare le relazioni della coppia genitoriale e delle reciproche famiglie di origine.
Se i genitori sono “immersi” nei loro problemi, viene ridotta anche la possibilità per il bambino di fare la spola tra momenti di allontanamento dai genitori e di esplorazione autonoma del mondo e momenti di riavvicinamento e di ritorno ad essi, alla ricerca di appoggio e conferma. In ogni caso il bambino viene investito di responsabilità che inibiscono le possibilità di riconoscere i propri vissuti, il cui peso nel percorso di sviluppo è evidente.
Di solito, quando i genitori presentano un’alta e pervasiva conflittualità, hanno bisogno essi stessi di essere sostenuti emotivamente, tendendo a porre il figlio in una posizione marginale o a strumentalizzarlo nell’attacco reciproco. In questi casi il minore viene coinvolto in un processo di triangolazione che lo pone in una condizione di inversione di ruoli in quanto lo vede assumere una posizione “genitorializzata”, a cui il sistema parentale chiede cura e protezione. In queste situazioni il genitore spinge il figlio a sostenere le proprie ragioni contro quelle dell’ex coniuge, con l’effetto di costringerlo a schierarsi e a non poter riconoscere e valorizzare il legame con l’altro genitore.
Altre volte invece al figlio è richiesto di assumere il ruolo di “intermediario”, a causa dell’incapacità dei genitori a comunicare in modo sereno ed efficace, visto l’eccessivo coinvolgimento nel conflitto. Inoltre, anche il meccanismo giudiziale che coinvolge la coppia coniugale rientra in un’ottica in cui tutto è visto in termini di vittoria o sconfitta, e non lascia spazio a scelte e posizioni alternative.
Queste situazioni possono facilmente provocare diversi effetti dolorosi per il bambino: primo fra tutti il sentimento di trovarsi ad avere un ruolo di giudice sulla vita dei propri genitori, in cui viene implicato in tematiche che non gli spettano perchè riservate agli adulti. In questo modo il piccolo acquisisce agli occhi del genitore con cui si schiera un potere dato dalla sua complicità, mentre nei confronti dell’altro si nega la possibilità di vivere sentimenti positivi con lui connessi e ciò può portare ad una rottura del legame o comunque ad un allontanamento affettivo.
Pertanto, i figli coinvolti nel conflitto genitoriale è come se perdessero entrambi i genitori: sia quello con cui si alleano, sia quello contro il quale si volgono.
La contesa dei genitori va considerata quindi una violenza che porta ad un danno psicologico significativo per il figlio perchè va contro il diritto del bambino a rapportarsi in modo sereno ed equilibrato con entrambe le figure genitoriali.
Al contrario, le conseguenze negative della separazione possono essere superate quando i genitori riescono a cooperare per soddisfare le esigenze educative ed affettive dei figli.

ACCORGIMENTI PER AIUTARE I FIGLI IN CASO DI SEPARAZIONE
- Evitate di discutere o litigare in loro presenza.
-Comunicate la decisione di separarvi quando siete convinti di procedere in tempi brevi: una comunicazione effettuata troppo presto crea falsi allarmismi e incoraggia i minori a sperare in una riconciliazione, comunicare
in ritardo tardi crea, nei figli, l’idea che non siano importanti per voi.
-Chiarite, anche numerose volte, che la decisione di separarvi è definitiva: molti bambini, presentano fantasie in merito alla riconciliazione genitoriale.
-La comunicazione dell’intenzione di separarvi va fatta possibilmente
insieme, in un momento in cui la famiglia è riunita e durante il quale tutti sono liberi da impegni.
-Adottate parole semplici, adeguate all’età del bambino.
-Dimostrate entrambi, a vostro figlio, il vostro affetto e rassicuratelo del fatto che, malgrado separati, vi occuperete entrambi di lui.
-Cercate di dedicargli più tempo e di manifestare maggiormente l’affettività.
-Aiutate vostro figlio ad esprimere le emozioni e i pensieri relativi alla separazione.

E DOPO LA SEPARAZIONE....
-Cercate di facilitare i contatti con l’altro genitore: il bambino necessita di entrambi i genitori e un figlio, soprattutto nella prima infanzia, può credere che il genitore non affidatario lo stia abbandonando perché non prova più
affetto per lui.


-Evitate discussioni con l’ex coniuge e concordate modalità e tempi chiari e precisi di frequentazione del figlio con il genitore assente.


-Evitate di screditare o denigrare l’altro genitore, soprattutto se questi è assente, ma rassicurate vostro figlio dell’affetto dell'altro genitore.

-Non cercate l’alleanza o la complicità del bambino contro l’altro genitore ed evitate di usare i figli come giudici o arbitri dei vostri comportamenti.

-Evitate di usarli come messaggeri, spie o testimoni contro l’altro genitore.

-Se possibile, mantenete le stesse abitudini di vita nella casa coniugale: la continuità e la sicurezza delle abitudini acquisite anche nel contesto sociale permetteranno al bambino di superare meglio i disagi connessi alla separazione.

-Chiedete aiuto e collaborazione ai vostri familiari che possono essere una risorsa utile e importante per vostro figlio.

-Non svalutate o denigrate l’ex coniuge in presenza del bambino che può essere ferito da tali commenti negativi.

-Se è possibile, e se la conflittualità tra gli ex coniugi è controllata, cercate di riunire il nucleo familiare in occasione di feste, compleanni, comunione, incontri con la scuola, gare sportive e in tutti gli altri eventi che vedono vostro figlio in qualche modo protagonista.
Tale comportamento è costruttivo e appagante per il bambino.

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